“Estate del 2004.
Un giorno – sui tram arancioni che uniscono, a Torino, le case borghesi della collina ai condomini desolati dei quartieri Falchera e Mirafiori – inizia a circolare un racconto.
Capita lo stesso nei bar di Barriera di Milano, in cui gli ultimi anziani piemontesi parlano il dialetto e i giovani immigrati africani modificano le loro lingue di origine inserendo mozziconi di francese e prime parole italiane.
Anche i funzionari di banca e i commercialisti con studio nel centro storico lo vengono a sapere.
Difficile capire se sia vero o falso.
Ma quello che importa è che tutti ci credano.
Un sabato mattina Sergio Marchionne è andato in una concessionaria. Secondo alcuni in corso Giulio Cesare. Per altri in corso Bramante.
Nel racconto – vero o falso non importa, quello che conta è che sia verosimile e dica qualcosa sul cuore di Torino e della sua malandata anima metalmeccanica, desiderosa di cure – Marchionne si è seduto ad aspettare.
Nessuno è andato a salutarlo.
Nessuno lo ha ricevuto.
Non si è presentato come l’amministratore delegato della Fiat.
E’ entrato come un semplice cliente.
E, come tale, avrebbe desiderato essere ricevuto, accolto e informato sulle automobili in vendita, sulle condizioni commerciali standard, sulle offerte, sulla possibile rateizzazione, sulle garanzie finanziarie necessarie per attivare un prestito.
Una cosa normale.
Passano i minuti.
Passano le mezze ore.
Nessuno si fa vivo.
Sergio Marchionne esce dalla concessionaria.
Torna in ufficio e decide di chiuderla e di licenziare tutti.
Naturalmente il racconto assume mille sfumature, cambia i particolari a seconda di chi lo pronuncia, diventa altra cosa a seconda di chi lo ritrasmette.
Si allontana dalla verità, ma proprio per questo la fa risaltare nel suo significato più elementare: il lassismo burocratico, la disattenzione per il cliente, il rimandare sempre e comunque le decisioni sgradevoli non vanno bene.
O, meglio, non vanno più bene.”
Questo è il racconto che fa Paolo Bricco, inviato speciale del Sole 24 Ore, autore di inchieste, reportage e analisi dell’industria dell’auto, nel suo ultimo libro “Marchionne. Lo straniero”, edito da Rizzoli.
E questo racconto non può che farmi pensare alla mia estate 2004.
L’estate in cui ho conosciuto Paolo Pollacino e insieme abbiamo dato avvio a ciò che diventerà MotivexLab, l’unico laboratorio per il testing sulla componentistica automotive che dice chiaramente che come si è sempre fatto non va più bene.
Ai tempi della Lean Production e dell’Industria 4.0 non va più bene lasciare il cliente ad aspettare per giorni e giorni i risultati dei test di laboratorio.
MotivexLab consegna i risultati delle prove di laboratorio sulla scrivania dei clienti in 24 ore.
Sempre. A tutti.
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